mercoledì 30 gennaio 2008

Tecnica di Southern

I frammenti di DNA generati dalle endonucleasi di trascrizione, separati per elettroforesi sul gel e trasferite col blotting su membrane filtro vengono rilevati con sonde radioattive di DNA. Questa procedura e' denominata tecnica di Southern. Promotori della sintesi di mRNA eucariotico sono piu' complessi di promotori procariotici, possono richiedere fattori di trascrizione multipli per formare un complesso di trascrizione. Hanno specifiche sequenze di Dna "TATA " box, che vengono riconosciute come proteine e sono tutti DNA a cui si lega RNA polimerasi per la trascrizione.Federico Cesareo

Biologia del sistema immunitario

Le cellule T maturano, acquistano capacità funzionali e apprendono il concetto di self all'interno del timo. Il timo svolge il duplice compito della selezione positiva (i cloni che riconoscono il complesso MHC/Ag vengono posti in condizione di proliferare, maturare e migrare in periferia) e della selezione negativa (i cloni che reagiscono al self, riconoscendolo come estraneo, vengono eliminati). Gli esatti meccanismi cellulari e molecolari di questa selezione non sono del tutto conosciuti.Durante lo sviluppo fetale la cellula staminale T, derivata dal midollo osseo, si sposta nel timo, dove matura e apprende il concetto di self. Si svolge quindi il processo della selezione timica e ai linfociti maturi viene consentito di lasciare la ghiandola; essi si ritrovano nel sangue periferico e all'interno dei tessuti linfoidi. Tutte le cellule T mature esprimono il CD4 o il CD8 in maniera mutuamente esclusiva.Federico Cesareo

Alcune proteine aggressive del tumore al seno

Era da tempo in cima alla lista dei principali indiziati di un delitto di cui ogni anno sono vittima oltre 36mila donne italiane, ma malgrado la sua puntuale presenza sulla scena del crimine, finora nessuno era mai riuscito ad incastrarla. Il suo nome e' interleuchina 6, una proteina il cui eccesso e' tradizionalmente associato ad un tumore, quello al seno, che uccide nel nostro paese circa 11mila donne l'anno. A trovare finalmente la pistola fumante che la inchioda alle sue responsabilita' un gruppo di giovani ricercatori dell'Universita' di Bologna che, secondo la rivista scientifica Journal of Clinical Investigation ha dimostrato che la proteina non solo rende piu' aggressive le cellule tumorali, ma induce anche un effetto 'dottor Jekyll e mister Hyde' su quelle sane, che in sua presenza iniziano a dare segni di pazzia tipici del cancro.Lo studio e' ancora piu' interessante perche' si intreccia con una delle nuove frontiere della ricerca medica oncologica, quella delle cosiddette cellule staminali tumorali: le vere leader dello sviluppo del cancro al seno.
Sono proprio queste, infatti, ad essersi mostrate sensibili all'interleuchina 6.'Le staminali sane, esposte all'interleuchina, iniziano ad assumere atteggiamenti tipici di quelle maligne -spiega Massimiliano Bonafe', 38 anni, a capo del team di ricercatori dell'Universita' di Bologna-. Cominciano a migrare, a spostarsi cioe' facendosi largo tra le altre cellule, sopravvivono in apnea, anche in ambienti poveri d'ossigeno, e tendono a crescere, contrariamente alle altre, anche in sospensione, prive di una base d'appoggio. Tutti segnali preoccupanti. Abbiamo inoltre osservato che, cosi' come le staminali del cancro, iniziano a produrre loro stesse altra interleuchina. E questo sembra rispondere ad un altro grattacapo, cui la scienza finora non aveva trovato soluzione: da dove proviene l'interleuchina in eccesso nelle pazienti con cancro al seno?'.Si sapeva gia' da tempo che questa proteina avesse una stretta relazione col tumore della mammella. Non solo infatti si riscontra in abbondanza nelle pazienti, ma a concentrazioni piu' elevate corrispondono tumori piu' aggressivi e potenzialmente letali. Nessuno pero' finora era riuscito a spiegare come interagisse col tumore, e nemmeno cosa ne originasse l'eccesso. Conoscerla meglio, spiegano gli studiosi, e' importante anche perche' si tratta di una proteina che ci accompagna per tutta la vita, centrale in molti processi dell'organismo, normalmente con funzioni benefiche.'Aver trovato una prova del suo ruolo sull'innesco del tumore al seno apre la strada a nuove strategie preventive e terapeutiche. Da un lato, anche in assenza di una diagnosi di tumore, l'aumento d'interleuchina potrebbe fungere da campanello d'allarme e suggerire una serie di accorgimenti preventivi al fine di scongiurare l'eventuale insorgenza del cancro. In secondo luogo, si potrebbero studiare e perfezionare farmaci o anticorpi in grado di neutralizzarne l'effetto. Nel Regno Unito ci sono gia' pazienti trattati in questo modo'.Federico Cesareo

Due geni per la salute del sistema immunitario

Due geni per la salute del sistema immunitarioLa scoperta rappresenta un “anello mancante” nel cammino chimico che, se alterato, è coinvolto nell’insorgenza di patologie quali il lupus, il diabete di tipo 1, il cancro e l’AIDS Un gruppo di ricerca del Weill Cornell Medical College di New York ha identificato due geni che sono coinvolti nella produzione dell’interleuchina-10 (IL-10), un’importante citochina che fa parte del sistema immunitario. La scoperta rappresenta un “anello mancante” nel cammino chimico che, se alterato, è coinvolto nell’insorgenza di patologie quali il lupus, il diabete di tipo 1, il cancro e l’AIDS."La produzione di IL-10 deve essere mantenuta in un delicato equilibrio affinché l’organismo possa rimanere in salute”, ha spiegato Xiaojing Ma, docente di immunologia e microbiologia della Weill Cornell. "Troppe IL-10 possono lasciare il corpo più vulnerabile nei confronti di virus e tumori, e di patologie autoimmuni come il lupus; quando viceversa esse sono presenti in quantità scarse, ciò può dare il via a patologie infiammatorie.
Per questo motivo, una migliore comprensione dei meccanismi di regolazione di queste citochine non può che fornire una migliore comprensione di tali patologie e, in linea di principio, aprire la strada a nuovi possibili approcci terapeutici”.Ogni secondo, milioni di cellule del corpo vanno incontro al processo di morte programmata chiamato apoptosi. Le cellule morte vengono individuate e rimosse dai macrofagi. Questi ultimi, esprimono le citochine Il-10 al fine di sopprimere l’attività di altre cellule del sistema immunitario, note come cellule T, ed evitare in tal modo l’instaurarsi di una risposta immunitaria generalizzata. Secondo quanto riferisce la rivista “Immunity”, Jianguo Liu e colleghi della Weill Cornell hanno scoperto due geni – noti come Pbx-1 (pre-B transcription factor 1) e Prep-1 (Pbx-regulating protein 1) - che codificano per proteine implicate nei processi che consentono ai macrofagi di esprimere le IL-10."Poiché l’espressione delle IL-10 e la soppressione delle cellule T a essa collegata sono così importanti per l’eziologia di molte malattie, le scoperte come la nostra consentono di individuare i cammini molecolari che in futuro potrebbero rappresentare nuovi bersagli terapeutici.” Federico Cesareo

malt1 la proteina che infiamma

Malt1, la proteina che ti infiammaContrastando l'azione di questa proteasi, si potrebbe permettere all'organismo di ristabilire la propria capacità naturale di bloccare i processi infiammatori
PAROLE CHIAVE
autoimmune
L'infiammazione è una normale reazione di protezione contro le infezioni, che mira a rimuovere gli agenti patogeni dall'organismo, ma a volte va fuori controllo dando origine a malattie autoimmuni come l'artrite reumatoide, la malattia di Crohn, la psoriasi, ma portando anche, in alcuni casi, allo sviluppo di forme tumorali. Per le patologie autoimmuni più severe la strategia terapeutica attuale è quella di agire per inibire in una certa misura il sistema immunitario, con ovvi effetti collaterali indesiderati. Strategie alternative richiedono una migliore comprensione di tutti i passi del processo infiammatorio.
Ora, per la prima volta alcuni ricercatori dell'Università di Ghent, del Flanders Institute for Biotechnology e dell'Università cattolica di Lovanio hanno dimostrato che una proteina, MALT1, è in grado di distruggere la proteina A20, che ha un ruolo di primo piano nell'inibizione dell'infiammazione.
Come spiegano in un articolo pubblicato sull'ultimo numero della rivista "Nature Immunology"a firma Beatrice Coornaert, Rudi Beyaert, Thijs Baens e Peter Marynen, da tempo era noto che la proteina MALT1 ha un ruolo nel promuovere le reazioni infiammatorie, ma non erano chiari i meccanismi attraverso cui tale azione si svolge. I ricercatori hanno ora scoperto che MALT1 è una proteasi, che fa letteralmente a pezzi la proteina A20.
I ricercatori sperano di riuscire a sviluppare farmaci che, contrastando l'azione di MALT1, permettano all'organismo di ristabilire la propria capacità naturale di bloccare i processi infiammatori, fornendo così un'alternativa agli attuali trattamenti che interferiscono pesantemente con l'efficienza del sistema immunitario.

Federico Cesareo