martedì 26 agosto 2008

STAMINALI CHE CREANO I PROPRI AMBIENTI

Si tratta delle cellule staminali follicolari, studiate nella drosofila
Alcune cellule staminali si fanno carico del loro ambiente circostante, modellandolo per controllare la divisione e la differenziazione cellulare. E' quanto risulta da una ricerca condotta da ricercatori della Rockefeller University diretti da A.M. O'Reilly che ne riferiscono sul Journal of Cell Biology.
Secondo la visione classica le cellule staminali sono allevate come neonati: le cellule circostanti lel accolgono in una struttura detta nicchia che non solo provvede al loro nutrimento ma anche a indirizzarne il comportamento, determinando se esse debbano riprodursi e specializzarsi. In altri termini, è la nicchia a dar forma alle staminali e non viceversa.
Ora O'Reilly e colleghi hanno trovato prove dell'esistenza di cellule staminali più attive mentre studiavano il modo in cui nella drosofila tali cellule si tengono ancorate alle ovaie dell'insetto. Precedenti ricerche avevano mostrato che le cellule staminali delle ovaie restano attaccate alla loro nicchia grazie alla proteina E-caderina, ma restava il dubbio se esse dipendessero anche dalle integrine, proteine di superficie che legano le molecole della matrice extracellulare al citoscheletro.
I ricercatori hanno scoperto che le cellule staminali follicolari (FSC) sfuggono dalla loro nicchia quando sono portatrici di integrine mutanti. Queste cellule hanno una forma anomala, si dividono più lentamente e hanno la caratteristica, condivisa con alcune cellule cancerose, di non fermarsi quando entrano in contatto con altre cellule.
Le integrine si attaccano a una proteina della matrice extracellulare chiamata laminina A, normalmente pompata all'esterno dalle stesse FSC. Le staminali mutanti non erano tuttavia in grado di produrre il proprio "ormeggio" e si riproducevano lentamente. I ricercatori hanno anche mostrato che gli altri due tipi di cellule staminali presenti nelle ovaie, le cellule staminali germinali e quelle di scorta, non producono integrine di ancoraggio. E' dunque l'interazione fra laminina A e integrine ad assicurare che le cellule staminali rimangano in sede, mostrando che le FSC concorrono alla definizione del proprio ambiente.

Federico Cesareo

lunedì 25 agosto 2008

La genetica

La genetica occupa una posizione importante per quanto comprende problemi dell'uomo e la misura di questo è data dalla quantità di denaro che la societa' puo' spendere per la ricerca genetica.
La societa' raramente finanzia con miliardi di euro singoli progetti biologici, ma ben 3 miliardi sono impegnati per finanziare il sequenziamento completo del genoma umano.Il progetto puo' essere attuato con l'aiuto internazionale che si puo' dare con il coinvolgimento di numerosi laboratori di tutto il momdo.
I potenziali benefici per la scienza sono immensi.
Ma forse la prospettiva piu' stimolante è la possibilita' di generare nel grande progetto internazionale di genetica quella che senza dubbio è la struttura piu' complessa dell'universo stesso l'HOMO SAPIENS.
La genetica influenza la vita del mondo.
Ognuno di noi sviluppa nel tempo la sua visione personale dell'universo e del suo ruolo all'interno dello stesso.
Questa visione del mondo determina , secondo me, il nostro modo di pensare e di agire definendo la nostra personalità e di conseguenza, la societa' in cui viviamo.Dobbiamo pero' essere capaci di adeguare le nostre conoscenze nel mondo, e se necessario, cambiare drasticamente in modo da poterle accettare.
L'ignoranza o il rifiuto di nuove scoperte conduce ad una mentalità ristretta e settaria.Alcuni concetti fondamentali della genetica hanno determinato un cambiamento radicale nell'uomo, rispetto al modo di vedere se' stesso ed al suo rapporto con il resto dell'universo.Gli organismi viventi hanno un sistema di conservazione e di espessione dell'informazione e mostrano una omologia per molte strutture, anche a livello di geni.
Il sapere che esiste una serie continua di relazione all'interno del mondo vivente costituisce un importante concetto che ci unisce al resto degli organismi viventi.
Questa idea sconvolge radicalmente ogni precedente cognizione dell'universo, essa suggerisce una diversa visione, infatti, dell'uomo che non rappresenta piu' l'espressione piu' alta dell'universo o il centro della creazione, ma una forma di vita paragonabile a tutte le altre.
Questi discorsi in realta' sconfinano in altre sfere quali la filosofia e la religione , proprio perche' la genetica ci costringerebbe alla discussione di conoscenze che metterebbero in dubbio il modo di vedere noi stessi.
Alcuni dei maggiori e pressanti problemi sociali hanno indirettamente un'origina genetica .
Si pensi , ad esempio, ad alcuni gravi problemi come il pregiudizio, la sofferenza sociale, per differenze comportamentali tra le razze e tra i sessi.
La genetica offre metodi per affrontare ed analizzare questi problemi complessi ed irrisolti.
Una dell preoccupazioni piu' serie dei genetisti è il tasso allarmante con cui stiamo distruggendo l'ambiente naturale, specialmente ai tropici, che costituisce la piu' vasta riserva di piante ed animali.
Anche questa problematica che va' contro la genetica perche' si pone la necessita' di conservare sia la diversita' genetica che le sue risorse.
Altro problema con forte impatto sociale riguarda la salute delle nostre popolazioni.
Molti genetisti sono preoccupati perche' il Genoma umano è ogni giorno piu' esposto ad agenti ambientali , soprattutto sostanze chimiche e radioattive, che sono in grado di modificare il riassetto genetico in moda del tutto casuale.
La maggior parte di questi cambiamenti è inevitabilmente deleteria per tutto il genere umano e gli esseri viventi. Anche in tempi brevi queste modificazioni genetiche potrebbero non modificare la frequenza di malattie erditarie ed in tempi piu' lunghi, accumulandosi le malattie potrebbero alla fine manifestarsi come "bomba genetica ad orologeria".
Solo attraverso la conoscenza genetica del nostro vivere, secondo me, potremmo nel futuro prendere delle decisioni coscienti per tutti gli esseri viventi della Terra.
Federico Cesareo

lunedì 18 agosto 2008

Come si rimane cellula staminale

Le molecole cruciali per questo cruciale e delicato mantinimento in "stand-by” sono indicate dalle sigle H3K4me3 e H3K27me3, e sono classificate tra le cosiddette modificazioni epigenetiche che influenzano gli schemi di attivazione dei geni PAROLE CHIAVECellule staminaliUna cellula staminale embrionale viene controllata dalla presenza e dell’azione di modificazioni proteiche che silenziano ogni gene che potrebbe prematuramente istruire la cellula a svilupparsi in tessuto cardiaco o in qualunque altro tessuto specializzato. Grazie alla presenza simultanea di diverse modificazioni proteiche, tuttavia, le cellule staminali sono pronte per svilupparsi in cellule specializzate. È quanto riferiscono sulla rivista “Cell - Stem Cell”, i ricercatori di un’ampia collaborazione scientifica tra il Genome Institute of Singapore (GIS), il Bioprocessing Technology Institute (BTI), due strutture che fanno parte dell’Agency for Science, Technology and Research (A*STAR), e la National University of Singapore (NUS).Le molecole che garantiscono questo cruciale e delicato mantenimento in “stand-by” sono indicate dalle sigle H3K4me3 e H3K27me3, e sono classificate tra le cosiddette modificazioni epigenetiche che influenzano gli schemi di attivazione dei geni, sia nelle cellule staminali embrionali umane sia in quelle mature.Gli scienziati, inoltre, hanno anche scoperto che i geni modificati soltanto da uno dei marker, e più precisamente l’H3K4me3, contengono le istruzioni genetiche per le proteine che permettono alle cellule staminali embrionali di proliferare o duplicarsi. Nell’articolo pubblicato su “Cell-Stem Cell”, gli autori puntualizzano che: “la prevalenza di questi geni può essere collegata alle prorietà di autorigenerazione delle cellule staminali”. Determinare in che modo le cellule staminali embrionali vengano modificate da questi marker epigenetici potrebbe aiutare a spiegare le caratteristiche uniche di tali cellule, cioè la capacità di autorinnovarsi e la pluripotenza.
Federico Cesareo

mercoledì 6 agosto 2008

La cooperazione retrovirale

La scoperta di questo nuovo "trucco" usato dall'Hiv per sopravvivere suggerisce che in un organismo infettato possano esserci molti più viirus attivi di quanto pensato PAROLE CHIAVEHivreplicazione viraleUna nuova modalità di replicazione del retrovirus del'Hiv è stata scoperta da ricercatori della New York University, che illustrano la loro scoperta in un articolo pubblicato sulla rivista Retrovirology. Si sa che in media solamente un virus dell'Hiv su cento riesce a completare con successo il processo di integrazione del proprio materiale genetico in quello della cellula ospite, compiendo un passo essenziale per potersi riprodurre. Ma ora uno studio condotta da un gruppo di ricercatori diretti da David N. Levy ha messo in evidenza l'esistenza di un meccanismo cooperativo che consente di replicarsi anche ad alcuni dei restanti 99 virus, che hanno quindi una loro parte nello sviluppo dell'Aids. Secondo Levy, l'Hiv funziona quasi come una comunità, nella quale i virus che riescono a integrarsi nel DNA della cellula aiutano quelli meno efficienti rifornendoli delle proteine che sono loro necessarie per riprodursi.Questi virus, che finora si riteneva andassero "perduti" e non avessero alcuna influenza sullo sviluppo della malattia proprio a causa della mancata integrazione, possono in realtà risultare addirittura avvantaggiati rispetto agli altri perché, saltando alcuni passi del processo di replicazione, si riproducono più velocemente. "La cooperazione fra differenti virus è un altro dei trucchi usati dall'Hiv per sopravvivere e apre la possibilità al fatto che nel corpo ci siano molti più viirus attivi di quanto si pensasse. La comprensione di come interagiscono gli uni con gli altri è una delle chiavi per la comprensione di come l'Hiv evolve e sopravvive alla risposta immunitaria, e speriamo che ci porti alla fine anche a sviluppare nuovi modi per trattare l'infezione",Federico Cesareo

I linfociti traditori fanno i conti con le molecole

Un tipo di linfociti, i T regolatori, aiutano il tumore a sopravvivere invece di distruggerlo. Ora si è scoperto che una molecola chiamata OX40 è in grado di renderli innocuiUna promettente novità per l’immunoterapia del futuro: così sono stati definiti i risultati del lavoro pubblicato da Silvia Piconese del Dipartimento di oncologia sperimentale dell’Istituto nazionale tumori di Milano.Utilizzare il sistema immunitario del paziente contro il cancro, visto come un agente esterno da eliminare, è il principio alla base dell’immunoterapia che si è rivelata uno strumento utile per la cura di diversi tipi di tumore. Nonostante i buoni risultati già ottenuti, ci sono ancora molti ostacoli che impediscono di raggiungere una piena efficacia di queste terapie, primo tra tutti la complessità della risposta immunitaria e le interazioni tra i molti tipi di cellule che compongono il sistema immunitario.Piconese e colleghi hanno studiato un particolare tipo di cellula, i linfociti T regolatori (T reg), considerata il maggiore ostacolo al successo dell’immunoterapia.
Federico Cesareo