sabato 13 novembre 2010

REAZIONI IMMUNO-ALLERGICHE DEL 1° TIPO
Sono caratterizzate da : -Una predisposizione ereditaria da diatesi allergica alla quale sembrano correlati i geni Ir che controllano le risposte immediate agli allergeni; -La produzione di anticorpi del tipo IgE detti anticorpi atopici o reagine, i quali si fissano ai mastociti e ai granulociti basofili; e questo e' stato dimostrato tempo fa' da immunofluorescenza -La reazione scatenante che ad ogni nuovo contatto con l'allergene libera dal citoplasma dei mastociti sostanze vasoattive responsabili della risposta di tipo anafilattico. Lesperimento di Praussnitz-Kustner è fondamentale per comprendere il siglificato dell'allergia di tipo I . Kustner aveva un'ipersensibilita' al pesce. Praussnitz ne prelevo' del sangue e si inoculo' sottocute un po' di siero; nella stessa sede dopo 24 ore inoculo' poche gocce di un estratto del pesce e vide formarsi un eriteme; ma era stata cosi' documentata la possibilita' che gli anticorpi trasportati passivamente da un soggetto allergico a un soggetto sano venissero da questi fissato e reagissero " in loco" con l'antigene specifico. Questi anticorpi, definiti colo nome di " reagine", non sono stati subito identificati data la loro scarsa concentrazione nel sangue; lo sono stati piu' tardi nel tempo, quando vennero riconosciuti appartenenti alle IgE che risultavano molto aumentate nel sangue dei soggetti allergici, soprattutto dopo una prolungata esposizione all'allergene responsabile della malattia. Perche' si realizzino le manifestazioni dell'allergia di tipo I è necessario che le IgE si fissino alle mastcellule dei tessuti interessati; questi fenomeni non si verificano ovviamente al contrario cioe' inoculando prima l'allergene e poi il siero contenente le reagine.. L'incontro fra allergene e IgE determina la estruzione dei granuli metacromatici dalle mastcellule con liberazione di sostanze vasoattive responsabili dell'infiammazione e dello spasmo della muscolatura liscia con istamina, serotonina, bradichinina, callidina, prostaglandine.Dai leucociti accorsi per diapedesi si libereranno enzimi lisosomiali e sostanze pirogene responsabili di febbre. Lo shock allergico, detto shock anafilattico, è la piu' grave manifestazione dell'allergia di tipo I .Trattasi di una manifestazione quasi sempre mortale che si manifesta entro pochi minuti dalla somministrazione di u antigene solubile ad un soggetto precedentemente sensibilizzato. L'anafilassi si manifesta con allarmi distrettuali: alle vie aeree nella oculorinite allergica e nell'asma bronchiale allergico nelle quali la porta d'ingresso dell'allergene e' respiratoria, alla cute nelle orticarie allergiche e nell'edema di Quincke e nell'eczema nelle quali la porta d'ingresso dell'allergene e' generalmente invasiva.

REAZIONI IMMUNO-ALLERGICHE DEL 2° TIPO

Sono correlate alla produzione di anticorpi citolitici p citotossici. Si tratta di anticorpi di tipo IgG e IgM i quali reagiscono con costituenti antigeni delle cellule oppure con anticorpi o apteni che si siano a queste legati. La istituzione del legame antigene-anticorpo conferisce al complesso la capacita' di fissare complemento con conseguente azione citolitica o citotossica diretta. oppure mediata da meccanismi di opposizione delle cellule che verranno successivamente distrutte dai macrofagi a livello di milza e fegato. Questo tipo di reazioni immuni si realizzano negli incidenti da incompatibilita' trasfusionale ABO-Rh, nella eristroblastosi fetale e in molte anemie emolitiche, leucopenie, piastrinopenie che possono essere condizionate: -da allergeni esogeni i quali si fissano alla superficie delle cellule come aptenievocando una risposta anticorpale ; vi ricordo i farmaci piu' frequentemente implicati in questa patologia come il chinino, la chidina, i sulfamidici, la fenacetina, il piramidone, il sedormid, il metilitouracile, i sali d'oro. -da una modificazione strutturale della membrana cellulare indotta da un allergene che pone in alto, a mio avviso, le condizioni perche' la cellula perda sempre alcune delle sue caratteristiche individuali diventando " not self" e come tale evocando la produzione di auto- anticorpi facendo in tal senso agire alcuni virus.

REAZIONI IMMUNO-ALLERGICHE DI 3° TIPO.

Sono condizionate dalla produzione edi anticorpi del tipo IgG ed a volte IgM i quali agiscono con il meccanismo dei complessi immuni come nell'esempoi piu' classico della malattia da siero eterologo.La iniezione di siero equino come nel siero antitetanico e siero antidifterico, determina entro 8- 11 giorni la produzione di anticorpi anti-cavalloe allo scadere di questo termine si vengono a trovare in circolo sia l'antigene che l'anticorpo. La combinazione provoca la liberazione di anime vasoattive e un conseguente aumento della permeabilita' vascolare.Questi complessi antigene-anticorpo si localizzano nelle pareti dei piccoli vasidove fissano il complemento la cui concentrazione nel sangue subisce una parallela diminuzione formandosi cosi' complessi immuni antigene+anticorpo+complemento che richiamano i granulociti neutrofili i quali li fagocitano. Questo tipo di 3° grado è stato considerato alla base di numerose malattie come: -La glomerulonefrite, alcune glomerulonefrosi, la febbre reumatica. -Immunoreazioni combinate negli infiltrati eosinofili polmonari, in alcune sindromi asmatiche da mocofiti e nell'aspergillosi broncopolmonare. -In alcune forme di reazioni a medicamenti e nel famigerato Lupus eritemetoso disseminato. -In combinazioni ad alveoliti allergiche estrinseche e nell'artrite reumatoide.

REAZIONI IMMUNO-ALLERGICHE DEL 4° TIPO

Comprendono le reazioni dell'immunita' ritardata mediata da cellule alla quale provvedono i linfociti T indipendentemente dalla presenza di anticorpi solubili.Si tratta di una reazione immunitaria frequente nella pratica , che si manifesta nel corso di molte malattie infettive, come la tubercolosi, la brucellosi, la listeriosi che a mio dispiacere colpisce la maggior parte dei viventi in Africa, per azione di allergeni di tipo aptenico come le dermatiti da contatto. L'esempio migliore, per me, e' dato dalla intradermoreazione alla tubercolina.Nel soggetto vergine di tubercolosi, la inoculazione intradermica di tubercolina non evoca nessuna reazione , ma dopo la prima infezione tubercolare la inoculazione di tubercolinadetermina in 24 ore la comparsa di un'importante infiltrato locale condizionato da richiamo di linfociti T .I linfociti T sono i protagonisti di questa reazione ed operano un meccanismo citotossico ma anche attraverso la liberalizzazione di fattori solubili detti linfotossici ed altre sostanze ad azione sui macrofagi e granulociti.

lunedì 28 giugno 2010

Apparato urinario e rene

Apparato urinario: Malattie dell'apparato urinario comprende reni, i bacinetti renali o pelvi, gli ureteri, la vescica urinaria e l'uretere.

I reni organi retroperitoneali situati ai due lati del tratto lombare della colonna vertebrale, offrono a considerare una corticale piu' scura ed una midollare piu' chiare:quest'ultima e' formata dalle piramidi renali di Malpighi i cui apici detti papille sboccano nel calice minore ; fra le piramidi si insinuano come prolungamenti della corticale le colonne di Bertin.

Il nefrone e' l'unita' funzionale del rene:esso e' dotato di apparato di ultrafissazione del plasma detto glomerulo e di un apparato di trasformazione dell'ultrafiltrato in urina detto tubulo contorto.. A questa operazione contribuiscono anche i tubi collettori che decorrono paralleli nelle piramidi di Malpighi e garantiscono il trasporto dell'urina nei calici renali.

Ogni rene comprende 1-3 milioni di nefroni la cui lunghezza è di 30-38 mm.

Ogni nefrone offre a considerare un glomerulo ed un apparato tubulare.

Il glomerulo e' contenuto nella capsula di Bowman e presenta un polo vascolare ed un polo urinifero.

Dal polo vascolare penetra l'arteriola afferente che si suddivide in numerose anse capllari che confluiscono in arteriola efferente la quale lascia il glomerulo, sempre dal polo vascolare ; questa rete mirabile glomerulare è formata da capillari rivestiti internamente da un endotelio che poggia su membrana basale .Lo spazio capsulare di BowmAN è TAPPEZZATO da un epitelio piatto detto foglietto parietale che riveste all'esterno la membrana basale dei capillari glomerulari.Le cellule epiteliali di questo foglietto sono dette podociti.

Fra le anse della rete mirabile capillare si trovano cellule mesenchimali dette cellule del mesangio.

Dal polo urinifero dello spazio capsulare di Bowman il filtrato glomerulare passa nel tubulo contorto prossimale.

L'apparato tubulare inizia con il tubulo contorto prossimale tappezzato da un epitelio monostratificato con orlo a spazzola. Esso si continua nell'ansa di Henle formata da un braccio discendente nelle piramidi di Malpighi.

Il rene e' riccamente vascolarizzato e la portata ematica renale si aggira sui 120 ml/min.

L'arteria renale si suddivide, come tu saprai,all'ilo nei rami interlobari decorrenti lungo le colonne di Bertin.

Questi , giunti a livello base delle piramidi, si piegano a formare le arterie arciformi dalle quali si dipartono verso la corticale le arterie interlobulari che danno origine alle arteriole afferenti.

Il deflusso venoso avviene attraverso le vene arciformi, le vene interlobari, e la vena renale, affluente della vena cava inferiore.

I bacinetti renali, sono formati dalla confluenza di 2-3 calici maggiori e questi dalla confluenza di numerosi calici minori: raccolgono l'urina facendola defluire nell'uretere che dopo un lungo percorso retroperitoneale si apre nella vescica urinaria.

L'uretra, assai breve nella donna, comprende nell'uomo una porzione posteriore della prostata, dove sboccano le vescicole seminali, e una porzione anteriore o peniena.

Circa 1300 ml di sangue attraversano i reni ogni minuto dove vengono sottoposti ad ultrafiltrazione.

Il filtrato glomerulare non e' prodotto da un'attivita' secretoria del rene ma della energia di contrazione miocardica che si trasmette con la pressione arteriosa alle arteriole afferenti.

La pressione di filtrazione supera la pressione colloido-osmotica del plasma e epreme nello spazio capsulare un ultrafiltrato totalmente privo di proteine, avente una composizione in cristalloidi identica a quella del plasma. Se tutto l'ultrafiltrato glomerulare fosse escreto , da diuresi sarebbe pari a 180 litri in 24 ore. invece e' solo un litro e mezzo perche' 178,5 litri vengono riassorbiti dai tubuli che appaiono pertanto fortemente impegnati nelle conservazioni dell'acqua e dei soluti.

Il rene quindi, mia cara, è la via principale di escrezione di alcuni prodotti terminali del catabolismo proteico: urea, acido urico, creatinina. La creatinina viene filtrata e non riassorbita , l'urea che e' il catabolita quotidianamente piu' importante , viene per 1/3 riassorbita e contribuisce al mantenimento della iperosmolarita' midollare.

Il rene esercita con estremo rigore il riassorbimento tubulare di sostanze importanti per la economia dell'organismo la cui perdita sarebbe dannosa. Ricordati il glucosio, gli aminoacidei, il calcio. che riassorbiti dai tubuli contro un gradiente di concentrazione , quindi con un meccanismo attivo che riduce energia e che viene saturato solo ad una determinata sogliache si aggira sui mg 180%.

Il rene e' protagonista della conservazione dell'equilibrio idrico dell'organismo . Esso svolge quest'azione grazie al riassorbimento del sodio al quale sono correlati sia il riassorbimento obbligatorio sia il riassorbimento facoltativo dell'acqua.

Quindi riassorbimento facoltativo dell'acqua grazie al sodio che viene attivamente riassorbito dalle cellule dei tubuli prossimali del rene e dell'acqua.

Riassorbimento facoltativo dell'acqua avvine a livello dei tubuli collettori grazie al meccanismo a controcorrente e all'azione dell'ormone antidiuretico post-ipofisario ADH che comporta un forte aumento della concentrazione urinaria.

L'epitelio del tratto ascendente dell'ansa di Henle è permeabile al sodio ed impermeabile all'acqua :il sodio riassorbito diffonde lateralmente nel tessuto interstiziale ma in parte rientra nella branca siscendente dell'ansa di Henle dove il flusso urinario lo trasferisce in basso.

Grazie ad un meccanismo a controcorrente l'urina assume la sua fisiologia di alta osmolarita' e viene regolato il suo potere di concentrazionee di diluizione.

Il rene e' essenziale per la conservazione del ph del sangua a 7.4

mercoledì 19 maggio 2010

DNA spaziatore

L'ultima categoria del DNA è quella del DNA spaziatore ( spacer). Questa è formata fondamentalmente da cio' che rimane dopo che tutte le unita' riconoscibili sono state identificate. E' superfluo dire che del DNA spaziatore si sa' molto poco. Forse la sua unica funzione e' quella di creare degli spazi.
Adesso pero' possiamo studiare l'architettura di un cromosoma reale perche' viene completamente sequenziato un intero cromosoma di lievito.
Questo tour de force e' stato condotto con la collaborazione di 35 laboratori di ricerca europee.
L'arrangiamento dei geni nell'analisi della sequenza completa ha mostrato la presenza di 182 sequenze traducibili.
Di questi 182 supposti geni codificanti per proteine solo 34 erano gia' stati scoperti con tecniche genetiche classiche . Si stanno esplorando tramite ricerche mie, le possibilita' funzionali delle sequenze traducibili confrontandole con altre frequenze di DNA delle banche dati computerizzate cercando fenotipi mutanti che potrebbero essere causati dalla distruzione di un gene.
Le sequenze delta sono le ripetizioni terminali che derivano dai trasposoni Ty. Notate che il lievito sembra non abbia DNA ripetitivo intersperso, percio' i geni vicini sono separati da brevi sequenze spaziatrici.
Federico Cesareo

sabato 6 febbraio 2010

L'analisi di mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2 viene condotta al fine di valutare la predisposizione genetica del paziente allo sviluppo dei tumori alla mammella ed all'ovaio.I geni BRCA1 e BRCA2 rappresentano i principali geni responsabili della maggior parte dei casi di predisposizione ereditaria per tali patologie.Una parte dei tumori al seno ed all’ovaio sono cosiddetti sporadici, cioè le mutazioni vengono acquisite casualmente durante il corso della vita, e non vengono trasmesse alla progenie. Una cospicua percentuale dei tumori possono essere ereditari. Si stima che circa il 14% dei tumori alla mammella ed il 10% dei tumori ovarici siano causati da mutazioni ricorrenti a livello del gene BRCA1 e BRCA2.I tumori ereditari alla mammella ed all'ovaio sono causati da mutazioni ricorrenti a livello della linea germinale che possono essere trasmessi da entrambi i genitori, sia ai figli maschi che femmine, in maniera autosomica dominante, cioè i figli hanno il 50% di probabilità di ereditare la suscettibilità genetica allo sviluppo dei citati tumori. Le persone che ereditano una mutazione germinale nascono quindi con una copia del gene mutata. Tuttavia è da sottolineare che questi soggetti non ereditano il tumore, ma solamente la predisposizione a sviluppare il tumore. Non tutte le persone che sono portatrici di mutazione sviluppano la patologia neoplastica; sebbene queste mutazioni aumentano notevolmente il rischio di insorgenza del tumore, questo non si sviluppa finché la copia normale del gene corrispondente non viene soggetta a mutazione nel corso della vita. Infatti, poiché ciascuna persona eredita due copie dello stesso gene, deve incorrere un evento mutazionale in ciascuna copia per sopprimere la funzione di quel gene; l’acquisizione di una nuova mutazione può quindi provocare direttamente l’insorgenza del tumore.
STATISTICHE DI RISCHIO
Tumori alla mammella
A seguito di approfonditi studi effettuati su famiglie a rischio, è stato accertato che le donne che possiedono mutazioni ereditarie a livello dei geni BRCA1 o BRCA2 rischiano di sviluppare un tumore alla mammella nell’87% dei casi, contro una probabilità del 10% dei non portatori di mutazioni. Le mutazioni ereditarie a livello di tali geni determinano nelle donne un sensibile aumento del rischio di sviluppare un tumore al seno in età precoce (prima della menopausa), rappresentando quindi una caratteristica peculiare della suscettibilità ereditaria. Recenti studi hanno, infatti, dimostrato che più della metà delle donne portatrici di mutazioni a livello dei geni BRCA sviluppa un tumore al seno prima dei 50 anni, con un'età media di diagnosi del tumore di 41 anni.
Tumori ovarici
Il rischio di sviluppare un tumore ovarico in caso di ricorrenza di mutazioni in uno dei due geni in questione è, invece, compreso tra il 44-60%, rispetto all’1% di probabilità dei non portatori.
Ricorrenze
Il test di suscettibilità genetica è molto utile anche per quelle donne che hanno già sviluppato un tumore alla mammella in quanto, se portatrici di mutazioni BRCA, sono ad alto rischio di sviluppare un nuovo tumore alla mammella o un tumore all'ovaio. Per esempio, è stato accertato che donne portatrici di mutazioni BRCA1 che hanno già avuto un tumore alla mammella, rischiano di sviluppare un nuovo tumore nel 64% dei casi. Percentuali di rischio simili sono previste per il tumore ovarico.
Rischio di insorgenza di altri tipi di tumore
Recenti studi hanno riportato che le mutazioni ereditarie dei geni BRCA1 o BRCA2 aumentano sensibilmente il rischio di tumori alla prostata nell'uomo e di tumori al colon in entrambi i sessi. Il rischio di tumore alla prostata è stato valutato essere 3-4 volte maggiore rispetto alla popolazione generale nell'uomo portatore di mutazione BRCA, con un rischio cumulativo dell' 8%, mentre il rischio del tumore al colon è stato valutato essere 4-5 volte superiore, sia nelle donne che nell'uomo, con un rischio cumulativo del 6%.
INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI
Il test genetico determina se una persona presenta o meno delle mutazioni a livello del gene BRCA1 o BRCA2.Un risultato positivo significa che sono state identificate una o più specifiche mutazioni, e quindi può essere stimato in termini probabilistici il rischio di sviluppare il tumore associato a quel tipo di mutazione. Non tutte le donne con mutazioni a livello di BRCA1 o BRCA2 sviluppano la patologia neoplastica, ma il rischio è abbastanza alto. Sebbene la malattia sia rara per il sesso maschile, un uomo che presenta mutazioni di BRCA1 o BRCA2 possiede un rischio maggiore di sviluppare un tumore alla mammella.Un risultato negativo significa che non è stata riscontrata alcuna mutazione. Tuttavia è importante sottolineare che un risultato negativo non significa che la paziente ha rischio zero di sviluppare un tumore al seno o all’ovaio; queste donne possiedono lo stesso rischio di tumore riportato per la popolazione generale, ciò perché la maggior parte di questo genere di tumori si estrinseca in forma sporadica, per cause ancora non ben conosciute.
CARATTERISTICHE DEI GENI BRCA1 E BRCA2
BRCA1 e BRCA2 sono geni onco-soppressori localizzati rispettivamente sul cromosoma 17 e sul cromosoma 13. Nelle persone predisposte geneticamente, la perdita della funzione di gene onco-soppressore è dovuta a eventi mutazionali ricorrenti a livello del citato gene, con conseguente produzione di una proteina anormale.Il gene BRCA1 comprende 24 esoni ed ha una dimensione di circa 5,6 Kb, mentre il gene BRCA2 comprende 27 esoni ed ha una dimensione di circa 10 kb L’analisi di centinaia di soggetti di diverse etnie con una storia familiare di tumore mammario od ovarico ha evidenziato la presenza di oltre 150 differenti mutazioni a livello di questo gene, la maggior parte delle quali producono una proteina tronca.Le mutazioni ricorrenti a livello di questo gene costituiscono la causa della maggior parte dei casi di tumore ereditario alla mammella ed all’ovaio.
ANALISI DI MUTAZIONE
L’analisi di mutazione del DNA viene condotta operando inizialmente una reazione enzimatica di amplificazione del DNA, conosciuta come Polymerase Chain Reaction (PCR), che consente di amplificare in vitro una specifica regione della molecola, copiandola in varie fasi successive, fino ad ottenerne milioni di copie.In tale maniera viene amplificata la regione codificante completa e parte della regione intronica per ciascun esone del gene; successivamente i prodotti di PCR così ottenuti vengono sequenziati mediante l'impiego di un sequenziatore automatico a tecnologia fluorescente .La sequenza di ciascun esone viene confermata mediante il sequenziamento del filamento opposto, e successivamente viene condotta l'analisi comparativa delle due sequenze con una sequenza di riferimento priva di mutazioni BRCA (sequenza wilde type) per accertare l'eventuale presenza di mutazione.
Riepilogo informazioni sulla patologia:
Frequenza:

Gene Investigato:
BRCA1-BRCA2
Metodica Impiegata:
Sequenziamento Automatico
Referto:
Relazione Tecnica
Consenso informato:
necessario
Diagnosi Prenatale:

Ereditarietà:
autosomica dominante
Consulenza genetica:
necessaria
Campioni biologici su cui è possibile eseguire il test:
Prelievo ematico in EDTA
2 ml
DNA
2 ug
Federico Cesareo

venerdì 22 gennaio 2010

Patologia da sindrome da X fragile

La sindrome dell'X fragile (o sindrome di Martin-Bell o FRAX) è una malattia genetica umana causata dalla mutazione del gene FMR1 sul cromosoma X, mutazione presente in un maschio su 4000 e in una femmina su 6000. Circa 1 su 256 donne sono portatrici di X-Fragile e possono trasmetterlo ai loro figli. Circa 1 su 800 maschi sono portatori di X-Fragile; le loro figlie saranno, a loro volta, portatrici del gene. Si contende con la sindrome di Down il primato come causa genetica più comune di ritardo mentale.Normalmente il gene FMR1 contiene tra 6 e 53 ripetizioni del codone CGG (ripetizioni di trinucleotidi). Negli individui affetti dalla sindrome dell'X fragile, l'allele FMR1 ha più di 230 repetizioni di questo codone. Questo grado di espansione provoca la metilazione delle citosine nel promotore del gene FMR1, con conseguente silenziamento dell'espressione della gene FMR1. La metilazione del locus FMR1, che è situato nella banda cromosomica Xq27.3, provoca in quel punto la costrizione e la fragilità del cromosoma X, fenomeno che dà il nome alla sindrome.I maschi portatori di un gene FMR1 con una significativa espansione del tripletto CGG presentano i sintomi della malattia, visto che normalmente possiedono una sola copia del cromosoma X. Le femmine, invece, possiedono due copie del cromosoma X e pertanto hanno una probabilità doppia di possedere almeno un allele funzionante. Le donne portatrici di un gene FMR1 espanso su di uno solo dei due cromosomi X possono presentare alcuni sintomi della malattia o essere normali.A parte il ritardo mentale di grado variabile da severo a moderato, altre evidenti caratteristiche della sindrome sono il volto allungato, grandi orecchie, grossi testicoli (macrorchidismo), e basso tono muscolare. Le caratteristiche comportamentali possono comprendere movimenti stereotipati (ad esempio, battere le mani) e sviluppo sociale atipico, in particolare timidezza e limitato contatto con gli occhi dell'interlocutore. Alcuni individui affetti dalla sindrome dell'X fragile rientrano inoltre nei criteri diagnostici dell'autismo.La mutazione e metilazione del gene FMR1 porta all'abolizione della produzione della proteina per cui il gene FMR1 codifica, detta FMRP (fragile X-mental retardation protein). FMRP è una proteina legante gli RNA (RNA-binding protein) espressa soprattutto nei testicoli e nel cervello, i tessuti più colpiti dalla sindrome. FMRP si associa ad RNA messaggeri codificanti importanti proteine neuronali, e ne regola alcuni aspetti essenziali, quali il trasporto lungo i dendriti verso le sinapsi e la traduzione in proteine. In assenza di FMRP, molti degli RNA messaggeri bersaglio della proteina sono deregolati e sono maggiormente tradotti in proteina. Emergono inoltre nuovi funzioni molecolari della proteina, quali la regolazione della stabilità degli RNA messaggeri.Anche se non esiste ancora una cura per la sindrome, c'è la speranza che una migliore comprensione delle sue cause possa portare a nuove terapie. Al momento, la sindrome può essere trattata attraverso una terapia del comportamento, un'educazione speciale, e quando necessario, con un trattamento delle anomalie fisiche. Si consigliano le persone che hanno dei parenti affetti dalla sindrome dell'X fragile a contattare dei genetisti per valutare la probabilità di avere figli malati, e per conoscere la gravità dei problemi che potrebbero presentare i discendenti affetti dalla sindrome.

Federico Cesareo