sabato 14 maggio 2011

Poliarterite nodosa associata a virus dell’epatite C

Uno studio ha analizzato le principali caratteristiche e gli esiti della vasculite del tipo poliarterite nodosa associata al virus dell'epatite C ( HCV ).

Sono state analizzate le caratteristiche e gli esiti di 31 pazienti con infezione cronica da virus dell'epatite C che soddisfacevano i criteri di poliarterite nodosa secondo i criteri dell’American College of Rheumatology e di Chapel Hill, tra il 1990 e il 2009.

In una coorte di 161 pazienti con vasculite correlata a virus dell'epatite C, il 19.2% ha ricevuto una diagnosi di poliarterite nodosa. L’età media era di 64.5 anni con il 54.8% di sesso femminile.

Rispetto alla vasculite crioglobulinemica mista da virus dell’epatite C, la poliarterite nodosa da virus dell’epatite C si è presentata con una forma clinica più grave e acuta, con febbre più frequente e perdita di peso ( p<0.0001 ), ipertensione grave ( p=0.0006 ), coinvolgimento del tratto gastrointestinale ( p<0.0001 ), grave mononeuropatia acuta senso-motoria multifocale ( p<0.0001 ), microaneurismi di rene e fegato ( p=0.0002 ) e aumento della proteina C-reattiva ( p<0.0001 ).

Una completa remissione clinica della vasculite è stata raggiunta nel 79.3% dei casi di poliarterite nodosa da HCV, rispetto al 57.5% dei casi di crioglobulinemia mista da virus dell’epatite C ( p=0.050 ).

In un'analisi multivariata, l'interessamento cutaneo ( odds ratio OR=2.81 ), e la vasculite di tipo poliarterite nodosa ( OR=3.01 ) è risultata indipendentemente associata a una risposta clinica completa della vasculite da virus dell’epatite C. Un tasso di filtrazione glomerulare inferiore a 70 ml/min ( OR=0.54 ) è risultato negativamente associato a una risposta clinica completa della vasculite da virus dell’epatite C.

Il tasso di sopravvivenza a 5 anni è stato pari all'86% in tutta la coorte, indipendentemente dal tipo di vasculite.

In conclusione, la poliarterite nodosa da virus dell’epatite C ha rappresentato il 19.2% della coorte con vasculite da virus dell’epatite C. La poliarterite nodosa da virus dell’epatite C ha mostrato una presentazione clinica più grave e acuta e più alti tassi di remissione clinica.

Aumentata incidenza di psoriasi tra i pazienti con artrite reumatoide trattati con inibitori del TNF-alfa

Il trattamento con gli inibitori del TNF-alfa migliora l’outcome ( esito ) nell’artrite reumatoide grave, ed è efficace nella psoriasi e nell’artrite psoriasica.
Tuttavia, recenti case-report hanno descritto l’insorgenza di psoriasi come evento avverso nei pazienti con artrite reumatoide, trattati con gli antagonisti del TNF-alfa.

Ricercatori dell’University of Manchester in Gran Bretagna, hanno esaminato se l’incidenza di psoriasi fosse più alta nei pazienti con artrite reumatoide trattati con terapia anti-TNF-alfa, rispetto a quelli trattati con i tradizionali DMARD ( farmaci antireumatici modificanti la malattia ).

Sono stati studiati 9.826 pazienti trattati con gli antagonisti del TNF-alfa e 2.880 pazienti trattati con i DMARD.
Tutti i pazienti avevano riportato insorgenza di psoriasi come evento avverso.

Sono stati individuati 25 casi di psoriasi nei pazienti trattati con gli inibitori del TNF-alfa, e nessuno nella coorte di confronto, nel periodo 2001-2007.

L’incidenza di psoriasi tra i pazienti che avevano ricevuto la terapia anti TNF-alfa è risultata elevata: 1.04 per 1000 pazienti –anno, contro una percentuale di 0 per 1000 pazienti-anno nel gruppo DMARD.

I pazienti trattati con Adalimumab ( Humira ) hanno presentato una più alta incidenza di psoriasi, rispetto al gruppo Etanercept ( Enbrel ) [ IRR=4.6] e al gruppo Infliximab [ IRR=3.5 ].

In conclusione, l’incidenza di psoriasi è risultata aumentata nei pazienti trattati con antagonisti del TNF-alfa.